Per la nostra rubrica “Le Note di Garrone”, abbiamo scambiato due chiacchiere con dalz8, artista emergente che ci parla della sua musica e delle sue aspirazioni. Partendo dalla provincia umbra per sognare grandi palchi e grandi metropoli.
– Come nasce dalz8 e chi è invece Lorenzo?
dalz8 nasce quando Lorenzo sente il bisogno di esprimersi, quando la cameretta non basta più e il mondo nella quale vive inizia a stargli stretto.
dalz8 rappresenta la voglia di Lorenzo di vedersi in una luce diversa: è come quello sgabello su cui salire per guardare oltre la finestra.
Cerco sempre di separare le due identità, anche se al momento non ce n’è realmente bisogno. Mi piace però pensare a un me “dalz8” con gli occhiali da sole, per nascondere la testa tra le nuvole, e a un Lorenzo che vive la sua vita quotidiana. Sono geloso di entrambi.
Lorenzo è un “giovane adulto” di 25 anni, che fa un lavoro che ama, circondato da amici e colleghi che gli vogliono bene. Nonostante questo, a volte sente il bisogno di chiudersi in se stesso per analizzarsi e poi scrivere, liberandosi così di qualcosa che sente dentro.
In sintesi, dalz8 e Lorenzo rappresentano due modi di vivere la vita che mi sono concesso e con cui mi trovo bene. A tratti, si completano a vicenda: non ci sarebbe un dalz8 che sale sul palco senza Lorenzo, e non ci sarebbe un Lorenzo senza la voglia di esprimersi di dalz8.
– Qual è stato il momento più significativo che ha caratterizzato la tua esperienza come artista e questo progetto musicale?
Ripensandoci, la mente torna subito ad agosto di quest’anno, quando ho partecipato alla prima edizione del Sintonia Music Contest a Pantalla di Todi.
Era un concorso musicale rivolto ad artisti emergenti, che prevedeva inizialmente una selezione e poi la partecipazione alla gara.
All’inizio ero molto titubante: la competizione mi blocca, non mi aiuta, e in generale odio l’idea di competizione nella musica, che per me dovrebbe essere solo uno strumento di unione.
Superate le selezioni, tra più di 100 artisti emergenti provenienti da tutta Italia, ho partecipato alla semifinale. Era la prima volta che mi sottoponevo a un giudizio e avevo una paura enorme. Ricordo nitidamente l’ansia prima di salire sul palco, qualcosa che non avevo mai provato prima.
Ho portato un mio brano inedito, ma vedendo gli altri concorrenti non avevo grandi aspettative. Invece sono passato in finale, che si sarebbe disputata due giorni dopo. Alla finale non ho pensato minimamente a vincere: volevo solo portare me stesso sul palco, con semplicità e trasparenza. Per l’occasione ho scelto di cantare una cover, Ci sono anch’io, colonna sonora del film Il Pianeta del Tesoro, una canzone a cui sono molto legato, oltre al mio inedito.
Questa scelta è stata apprezzata, perché inaspettatamente ho vinto il contest. La prima emozione che ricordo è stata una totale confusione.
Tuttavia, ripensando a tutto il percorso, il momento più bello è stato vedere persone che conoscevo solo di vista, o che non conoscevo affatto, venire alle mie esibizioni e supportarmi. Significa che la mia musica è arrivata ai loro cuori, ed è questo il motivo che più mi spinge a continuare.
– Parlaci della tua release: “I Grattacieli di Londra”…
I Grattacieli di Londra è una canzone scritta durante la pandemia del 2020, in pieno lockdown.
Ero nella mia camera, isolato dal mondo, e avevo salvato un video vlog di un viaggio a Londra (città che non avevo mai visitato). Con il passare dei giorni ho iniziato a immaginare un viaggio nella capitale britannica, immaginandolo con una persona accanto. Mi sentivo intrappolato in casa, desideroso di libertà, ma allo stesso tempo cercavo un legame con qualcuno.
Così ho chiuso gli occhi e ho finto che quel vlog fosse il mio.
Nel fantasticare mi sono chiesto: “Come faccio, oggi, a esprimere i miei sentimenti a una ragazza, se sono bloccato in casa e non so fino a quando? E se non voglio dirglielo direttamente?” Da qui è nata l’idea della canzone.
Musicalmente, il pezzo è un po’ più “allegro” rispetto al mio solito stile, anche se il tema non è del tutto felice, perché non si risolve: la canzone finisce con un sentimento che resta inespresso.
Durante la produzione, ho sentito il bisogno di ispirarmi al sound degli anni ’80. Questo mi richiamava le vibes dell’estate 2020 in cui avevo ascoltato tanto l’album Fuoricampo dei Thegiornalisti e Blinding Lights di The Weeknd, dominato dal synthpop.
– E perché Londra? E quanto questa città ha influito sulla tua musica?
Come ho spiegato, l’ispirazione per I Grattacieli di Londra è nata da un video che ho trovato mentre scrollavo il telefono. In realtà, però, Londra mi ha sempre affascinato moltissimo.
Mi sembra una città caotica e silenziosa allo stesso tempo, un luogo dove ognuno può trovare il proprio spazio e essere chi vuole. È la città del punk dei sobborghi di Camden Town, ma anche della contemplazione dell’ordine e del silenzio; della Famiglia Reale e di Arancia Meccanica.
Questo eterno contrasto, così equilibrato, mi ha aiutato molto a immergermi idealmente nella città e scrivere il testo come se avessi davvero vissuto un viaggio a Londra.
– Qual è il tratto distintivo della tua musica? In cosa pensi di rappresentare una novità?
Sono ancora alla ricerca della mia forma definitiva. Per ora sperimento, ispirandomi a ciò che ascolto e che mi piace. Nella scrittura preferisco uno stile intimo, a volte anche riservato, perché mi permette di trasmettere una parte autentica di me stesso, evitando di risultare “troppo autore”.
Questa canzone è nata come un esperimento e fa parte di un primo ciclo della mia carriera da indipendente, in cui cerco di definirmi.
Se penso alla maggior parte degli artisti di oggi, mi sento un artista “provinciale”: non vivo in città o nelle grandi metropoli. Vivo una vita semplice, fatta di amici, famiglia e serate annoiate in un paese di meno di 5.000 abitanti, vicino all’autostrada E45.
Credo che questa quotidianità caratterizzi me, come altri artisti umbri: racconto la vita di un giovane adulto che non vive a Roma o Milano, ma in un mondo diverso.
– Quali sono i tuoi obiettivi a breve e lungo termine?
Il mio obiettivo ora è concludere questo primo ciclo di singoli e farmi conoscere dal pubblico. Mi sono prefissato di far uscire cinque brani entro l’estate 2026, o forse già in primavera. Per ora ne sono usciti due, vedremo come si evolve la situazione.
Nel frattempo, mi piacerebbe esibirmi dal vivo, anche se questo comporta una migrazione dall’Umbria, dove purtroppo mancano le opportunità per emergere e i palchi per artisti come me, che seguono una scia pop-cantautorale.
– Cosa dobbiamo aspettarci in futuro da dalz8?
Spero che le mie prossime canzoni vengano apprezzate. Il supporto è fondamentale, perché finanzio tutto di tasca mia, con il prezioso aiuto dei miei amici, che ringrazio ogni giorno. Questo progetto è completamente indipendente, e come tale ha bisogno di sostegno.
Sogno di suonare live, perché è il motivo principale per cui faccio tutto questo. Mi piacerebbe viaggiare, conoscere persone, confrontarmi e accrescere il mio bagaglio.
Sono anche affascinato dal busking: a volte, quando sono in giro, mi viene voglia di prendere una chitarra e suonare per strada, con i miei brani o con qualche hit che tutti possano cantare insieme.
Non è facile, però. Ogni mia azione implica spostamenti di almeno 100 chilometri. Inoltre, sto vivendo la mia vita da giovane adulto, affrontando problemi come l’indipendenza economica e il tempo che scorre.
Tutto questo dovrebbe mettermi ansia, ma guardo al futuro con serenità: quella serenità che mi dà la musica ogni volta che scrivo una canzone.